In questo blog si parla di mio figlio, Alex, adolescente affetto da una grave forma di autismo. Non ci troverete però la sua storia passo passo bensì una serie di racconti, a volte esposti con sarcastica ironia, altre volte rigurgitati con rabbia sulla tastiera. Riflessioni, cronache in presa diretta, fragorose risate, eruzioni di disappunto e quant'altro, il tutto proposto in sequenza casuale e senza un vero filo conduttore, spaccati di quotidiana convivenza con l'autismo. Uno strano percorso il nostro, una scuola di amore e di valori, di perseveranza e di coraggio, dove di imparare non si smette mai...

domenica 5 febbraio 2023

La fissa delle palline

 


La fissa delle palline... così l'avevamo definita...


Alex aveva 8 anni, ed ai tempi sopra l'attuale "Trattoria del Mare", accanto all'ipermercato "Il Gigante", c'era un'area bimbi attrezzata con giochi vari, bar, e servizio di intrattenimento bimbi. Un locale ideato pensando alle feste di compleanno, ma anche soprattutto alle coppie con figli piccoli, che potevano lasciar lì la prole e andar poi a fare spesa e shopping in tutta tranquillità nel centro commerciale adiacente.

Si pagava se non ricordo male 5 Euro (eventuali consumazioni a parte) e ti curavano il figlio per due ore.

Per noi però era diverso, portavamo lì Alex a giocare, restando lì con lui, ma il problema è che in genere Alex stava lì solo pochi minuti e poi se ne voleva andare, e in breve tempo quel luogo divenne una sorta di fobia per lui, ovvero niente altro che una tappa obbligatoria della sua routine quotidiana, un tassello. 

Si andava su in ascensore, lui entrava correndo e andava dritto a tuffarsi nella vasca delle palline (tra l'altro vietata ai bimbi di età superiore al 3 anni), poi subito usciva, andava in bagno, faceva la pipì, o faceva il gesto di farla nel caso non le scappasse, e poi via.... si tornava a casa. 

In pratica stavamo dentro in tutto al massimo 1 minuto.... però bisognava comunque dargli ogni volta 5 Euro... per un minuto. L'addetta all'ingresso, avendo ben compreso con il tempo la situazione, ogni tanto non ci faceva pagare.... ma doveva farlo di nascosto...

C'era poi un altro problema in quelle toccate e fughe... l'interazione con gli altri eventuali genitori presenti... Quando arrivavamo si spaventavano sempre un po' tutti... tra chi si lamentava perchè Alex era troppo grande e non avrebbe dovuto entrare nella vasca delle palline, chi si lamentava del fatto che a volte non si levasse le scarpe, chi si tirava subito da parte il proprio bimbo per paura che Alex gli andasse troppo vicino... poi spesso capitava che il bagno era occupato, ed Alex si innervosiva, e cominciava a prendere a calci e testate la porta... Insomma se per le altre famiglie portare li i propri figli era un momento di svago ed allegria, per noi era solo un momento fobico e problematico cui avremmo volentieri fatto meno... Quando entravamo rovinavamo la loro quiete, ci guardavano come se fossimo dei pazzi, per poi tirare un respiro di sollievo appena ce ne eravamo andati via.

Per fortuna dopo un po' quel posto venne chiuso.... Problema risolto.





Mi resta questa foto a ricordo, che poco fa casualmente ho trovato in una cartella dell'hard disk esterno... e niente, mi ha fatto venir voglia di raccontarvi sta cosa


Vano scala...

 


Oggi mi è capitata sotto al naso questa foto... 





volevo inizialmente condividerla senza aggiungere nulla, ma poi ci ho ripensato e mi piacerebbe spiegarvela un attimo... Ne vale la pena.


La foto risale ad un periodo, durato circa due mesi, in cui nostro figlio non ne volle più sapere di stare nell'appartamento, nè nel nostro nè in quello adiacente dei miei suoceri... e in pratica visse quel periodo standosene tutto il giorno sul pianerottolo che separa i due nuclei abitativi. Rientrava in casa solo per fare i bisogni, e di notte per dormire, ma per il resto passò in quel periodo tutte le giornate seduto sulle scale, dal primo mattino fino alle nove / dieci di sera. Facevamo a turno a fargli compagnia, e gli servivamo li il mangiare, altrimenti piuttosto avrebbe digiunato a oltranza. 

Quando c'era da apparecchiare la tavola mettevamo sul pianerottolo il piccolo tavolo quadrato di plastica che avevamo sul balcone, e mangiavamo lì.


Sulla scala era felice e sereno... dentro in casa invece era angosciatissimo e spaventato. Forzarlo a rientrare non avrebbe prodotto alcun risultato, se non quello di indurgli violente crisi, quindi si scelse (come sempre) di lasciargli i suoi tempi, ed attendere con pazienza che quella fase terminasse.

Un bel giorno al risveglio, è rimasto in casa ... e la fase del vano scala è terminata, improvvisamente così come improvvisamente era iniziata.


I motivi che l'abbiano indotta non siamo riusciti a comprenderli... Non sempre si trova una spiegazione a tutto.