In questo blog si parla di mio figlio, Alex, adolescente affetto da una grave forma di autismo. Non ci troverete però la sua storia passo passo bensì una serie di racconti, a volte esposti con sarcastica ironia, altre volte rigurgitati con rabbia sulla tastiera. Riflessioni, cronache in presa diretta, fragorose risate, eruzioni di disappunto e quant'altro, il tutto proposto in sequenza casuale e senza un vero filo conduttore, spaccati di quotidiana convivenza con l'autismo. Uno strano percorso il nostro, una scuola di amore e di valori, di perseveranza e di coraggio, dove di imparare non si smette mai...

domenica 4 settembre 2016

Tentativi di vacanza





"Una vacanza è come l'amore ... attesa con piacere, vissuta con disagio, e ricordata con nostalgia"
Cit.: anonimo










TERZULTIMO TENTATIVO
Gatteo Mare - Mar Adriatico
ESTATE 2002




Prenotazione in albergo per una settimana, pensione completa. Arriviamo in tarda mattinata, ed alla reception ci comunicano che anzichè una "tradizonale" stanza da 3 ci è stato assegnato un piccolo appartamento al piano terra, in una struttura adiacente al parcheggio, ma sul lato opposto rispetto all'albergo, costerebbe di più, ma trattandosi di un disguido dovuto a responsabilità non nostre, la permanenza non comporterà alcun sovrapprezzo rispetto a quanto pattuito all'atto della prenotazione. Insomma più spazio, più privacy, più libertà, e più lusso, il tutto a pari prezzo ... cavoli, fossero tutti così i disguidi, ci farei la firma. Ovviamente accettiamo, ma occorre almeno una mezz'oretta perchè l'appartamento sia sistemato e pronto ad accoglierci.

Lasciamo a loro i bagagli, e per ingannare l'attesa decidiamo di fare una passeggiata sul lungo mare. Alex sembra sereno e positivo, ma di lì a poco inizia a chiedere con sempre più insistenza una focaccia. Troviamo un piccolo bar all'ingresso di uno stabilimento balneare che ha quel che ci occorre, Alex divora la focaccia in pochi secondi, poi chiede di poter fare la pipì, inoltre sembra molto infastidito dal "rumore" prodotto dai bimbi in spiaggia e dalla presenza di alcuni piccioni che zampettano a pochi metri da noi in cerca di briciole. Vuole andarsene ... torniamo indietro.

Giunti nuovamente in albergo ci chiedono ancora pochi minuti di pazienza, e ci invitano ad accomodarci al bar interno. Subito Alex pretende una coca cola, ci sono alcuni bambini che schiamazzano allegri, si stanno rincorrendo, ed Alex ne è infastidito, è irrequieto, nel frattempo donne in prendisole e infradito rientrano dalla spiaggia, truccate come fossero state alla prima della Scala di Milano, tempo mezz'oretta e si ritroveranno in sala da pranzo a condividere pettegolezzi sulle vicine di ombrellone, anche questa è estate. Arriva la coca cola, con qualche biscotto, Alex si quieta. Pochi istanti ed ecco avvicinarsi un dipendente dell'albergo, sembra un maggiordomo inglese old style, con però un'espressione fin troppo "eccentrica", occhi esageratamente spalancati, sorrisone sincero quanto una banconota del Monopoli, accenno di inchino, con la mano destra ci mostra una chiave, la tiene tra indice e pollice sventolandola come fosse la campanellina con cui la mia maestra delle elementari ci richiamava all'ordine, anzichè una chiave sembra ci stia consegnando il Sacro Graal... Vabbè, ci invita a seguirlo, l'appartamento è pronto.

Le solite spiegazioni base su funzionamenti e regolamenti, bli bli bli, bla bla bla, ed eccoci finalmente soli, a destinazione, i bagagli son poggiati in terra tra armadio e letto matrimoniale, e subito mia moglie inizia ad estrarne il contenuto per distribuirlo tra tutti i vani a nostra disposizione. Alex deve fare pipì, e comunque è a prescindere molto curioso di vedere la disposizione della toilette e dei relativi sanitari, lo sappiamo, è una sorta di fobia per lui. Provvedo subito ad accontentarlo.
E' un bagno molto piccolo, con porta scorrevole, e privo di finestra, ma il vero problema lo scopriamo entrandovi: c'è una ventola di aspirazione a parete, piuttosto rumorosa e comandata da fotocellule, si aziona in automatico ogni volta che qualcuno varca la soglia del bagno.

Alex sta entrando, occhi sgranati dalla curiosità, pantaloni già mezzi abbassati, ed ecco che si attiva la ventola...


PANICO !!!!!!



Tira subito su i pantaloni, si porta le mani alle orecchie, ed urlando esce non solo dal bagno, ma anche dall'appartamento, la cui porta d'ingresso non avevo ancora chiuso a chiave.

La nostra utilitaria, una Hyundai Atos rossa, è proprio lì davanti, Alex vuole salirci, ma è chiusa. Partono calci alla macchina, pugni, poi testate, a raffica, sempre più forti, temo riesca a spaccare il finestrino, si butta a terra in piena crisi, si dimena, urla e scalcia come se dei mostri invisibili lo stessero scannando. Cerco di farlo ragionare ma non c'è verso. Alcuni passanti osservano immobili la scena, cercando di capire cosa stesse accadendo. Recupero le chiavi della macchina, faccio scattare l'apertura centralizzata, lui sale e subito pretende che restino chiuse portiere e finestrini .... fate conto che era quasi mezzogiorno, e che la macchina era al sole, in pratica un forno a microonde. Mi siedo al suo fianco, vuole che accendiamo la macchina e che si torni a casa, si urina addosso, poi finalmente la crisi di panico inizia a scemare.

Non ci fu più verso di farlo scendere ...

Arriva l'orario del pranzo, pagato e servito in albergo .... arriva l'orario della cena, pagata e servita in albergo .... e noi lì, bloccati in quella cazzo di utilitaria allestita a forno crematorio.
A turno, io e mia moglie, si va dentro una corsa a spiluccare qualcosa, portiamo in auto degli assaggini su un piatto di plastica per il bimbo, ma non è di luna buona e accetta solo i biscotti di prima e del pane.

Il personale dell'albergo è esterefatto, ed ovviamente diamo loro un minimo di spiegazione su quanto sta accadendo. Sono molto dispiaciuti.

Arriva la notte ... tutti e tre in auto, nel parcheggio di un albergo pagato senza poterci entrare. Il colmo dei colmi. Mia moglie si addormenta, piegata su sè stessa, collo tutto storto, bocca aperta. Penso "sicuramente domani avrà schiena e collo a pezzi, povera crista...".

E' l'una ed anche Alex sembra finalmente aver preso sonno. Scendo furtivamente dall'autovettura e mi accendo una Winston blue, me la godo in piedi, dando le spalle alla macchina per cercare di staccare un attimo la spina, ma dura maledettamente poco, e subito me ne accendo una seconda che, con meno foga in corpo, riesco ad assaporare meglio....
Entro un attimo in appartamento, pisciatina, una bella sciacquata alla faccia, quindi torno da Katia e con la massima delicatezza possibile la sveglio. E' l'una e venti e credo sarebbe il caso di provare a portare dentro Alex senza farlo svegliare.

Katia prepara tutto, poi prendo in braccio il bimbo e lo vado ad adagiare nel lettino. Dorme come un ghiro, madido di sudore. Andiamo a letto anche noi, Katia è stanca morta, ma io ho una gran voglia di fare l'amore, e non riesco a trattenermi dal farglielo capire ... che bastardo. Vengo accontentato, poi ci abbandoniamo tra le braccia di Morfeo, senza nemmeno far la doccia per paura che Alex si possa svegliare.

Nel cuore della notte veniamo improvvisamente strappati al sonno da colpi ed urla inenarrabili ... è Alex, che in lacrime ed in preda ad una crisi di panico sta cercando in tutti i modi di sfondare la porta per poter scappar fuori. Guardo l'orologio ... le 2 e 40. Si torna nella nostra piccola Atos... senza poter immaginare che li saremmo restati per le successive 18 ore ... 18 ore di sauna e di coliche dal nervoso.

Ogni tentativo di farlo scendere si dimostrò vano, riuscimmo solo una volta a portarlo al bar sulla spiaggia del giorno prima, a prendere la stessa identica focaccia, poi subito di corsa nuovamente in macchina.

All'imbrunire del secondo giorno di "vacanza" ci siamo guardati negli occhi, e senza bisogno di proferire parola abbiamo deciso che poteva bastare.
Il titolare dell'albergo, sinceramente dispiaciuto per l'accaduto, non ci fece pagare nulla per la parte di prenotazione non goduta e ci restituì anche un terzo della caparra .... facendo più di quel che era tenuto a fare.

Appena imboccata l'autostrada, lasciandoci Gatteo Mare alle spalle, ho iniziato a rivedere finalmente negli occhi di Alex quel luccichio giusto, normale, un luccichio che lo sguardo di ogni bambino dovrebbe sempre emanare, e che in quei due giorni passati a Gatteo era invece completamente introvabile negli occhi di nostro figlio.

Quando a casa rientrò nella sua cameretta, era il bambino più felice del mondo...







PENULTIMO TENTATIVO
Varazze - Mar Ligure
ESTATE 2003



Memori della brutta esperienza dell'anno precedente, optiamo questa volta per una vacanza più breve e in una località meno distante da casa, la scelta ricade su Varazze, ove blocchiamo una stanza in albergo per 3 giorni e due notti, in pensione completa. Il costo totale è di soli 250 Euro, ma l'albergo in questione pretende "da regolamento" un acconto minimo di 200 Euro, quindi in pratica quasi l'intera vacanza viene pagata anticipata con un bonifico, quattro quinti del totale.
Arriviamo a metà mattinata, dopo due ore di autostrada tutta gallerie, che tanto affascinano Alex. Il bimbo è sereno, ma io sono convinto che andrà male, convintissimo. Da tempo ho scelto di non aspettarmi mai nulla dalla vita, in tal modo evito delusioni inattese.

Ecco il nostro albergo, proprio sul lungo mare, è una giornata di sole ma la temperatura non è eccessiva. Posti auto non ce ne sono, si può sostare davanti all'albergo solo per carico-scarico, ed ai tempi non avevamo nemmeno il tagliando per gli stalli riservati ai disabili. Mi fermo con le 4 frecce, portiamo dentro i bagagli, alla reception una donna ci riceve, giovane e biondissima con i capelli raccolti, il viso ricorda quello dell'attrice californiana Gwyneth Paltrow, fisico lodevole avvolto in un impeccabile taglier blu con bordature bianche, sembra una hostess, una bellissima hostess, ma inespressiva e fredda come una lastra di ghiaccio, a mia sorpresa si presenta come la titolare.

Lascio lì moglie, figlio e borse, e riparto in cerca di un parcheggio, sperando di fare in fretta, speranza vana. Varazze è strapiena di auto, giro e rigiro ma  niente da fare, anche se volessi lasciarla in divieto di sosta non saprei comunque dove metterla .... incredibile. Anche i parcheggi che mi sono stati consigliati alla reception sono stracolmi, in alcune strade addirittura ci sono file interminabili di auto parcheggiate sulla linea di mezzeria, anche nelle gallerie, mai vista una roba del genere.

Mi suona il cellulare, è mia moglie che mi avvisa che il bimbo è nervoso, che non vuole salire in camera, e che per tenerlo buono gli sta facendo fare una passeggiata sul lungo mare... "continua a chiedere di te, cerca di fare in fretta" .... sì, è una parola....

Finalmente trovo un parcheggio, in divieto di sosta su un tornante in discesa, ad almeno 3 km dall'albergo, l'unico buco di culo libero in una Varazze totalmente sommersa da auovetture in sosta e soprattutto in divieto di sosta. Nessuna auto ha la multa sotto al tergicristallo ... boh ... ci sarà un tacito accordo tra la Polizia Municipale e le strutture alberghiere, non riesco a formulare altre possibili spiegazioni.
Corro da lì fino al lungo mare, arrivo all'albergo, non ci sono. La hostess di ghiaccio ha già fatto portare su in camera le nostre valigie, ed è indispettita, gli spiego brevemente la situazione ma non fa trasparire alcun segno di umanità, anzi sbuffa e scrolla la testa, devo concentrarmi oltremodo per riuscire a non mandarla a fare in culo, poi esco a cercare la mia famiglia. Grazie ai cellulari riusciamo a beccarci, Alex non sembra agitatissimo, ma continua a chiedere di andare in macchina, vuole andare a casa. Lo sapevo che sarebbe andata così...

Passeggiamo per ore avanti e indietro, provando un paio di volte ad entrare in albergo, ma Alex reagisce sempre allo stesso modo, buttandosi in terra in preda a violente crisi di panico, occasioni nelle quali il personale dell'albergo nuovamente si dimostra freddo e distaccato, mai una mano tesa, mai uno sguardo di comprensione, mi chiedo se si tratti veramente di un albergo o piuttosto di una base militare russa.

Ormai son passate le 13, e stiamo già tribolando da quasi 4 ore. Con la scusa di cercare una focaccia per Alex proviamo a prendere tempo, lasciando il lungo mare e addentrandoci nei vicoli del centro. Ci sediamo nei tavolini esterni di una bar pressochè deserto. Nelle strade è tutto un via vai di furgoncini che riforniscono alberghi, ristoranti e negozi, due spazzini ripuliscono il marciapiede con vecchie scope di saggina, il garzone di una pescheria sta lavando la strada antistante con la canna dell'acqua ... per mezz'oretta restiamo lì e ci rifocilliamo. Finalmente una piccola parantesi di pace, ma l'atterraggio di alcuni piccioni a un metro da noi rompe l'incantesimo. Alex si mette ad urlare e scappa via con la lattina di coca in mano, mia moglie lo rincorre, io vado a pagare con mezzo panino in bocca.

Seguono altre due ore di passeggiate, un altro vano tentativo di portarlo in albergo, poi una scappatina in spiaggia per riuscire almeno a vedere il mare, ma va malissimo, ci sono dei gabbiani che volteggiano nell'aria emanando suoni molto acuti, Alex tiene le mani premute con forza sulle orecchie, piange, grida, si butta in terra, si urina nei pantaloni, niente da fare!

Verso le 17, superate altre tre violente crisi sulla promenade del lungo mare, sudati, sporchi e distrutti, decidiamo che può bastare, l'autismo ha vinto anche sta volta, anzi ha STRA vinto. Guardo Alex, e faccio fatica ad intravedervi la presenza di mio figlio, è letteralmente trasformato, stravolto, lo sguardo è quello di una tigre ferita e spaventata ... potremmo insistere altre dieci, cento, mille ore ... ma sarebbe tutto inutile.

Vado da solo in albergo per comunicare la nostra decisione di andarcene via, chiedo di far riportare giù dalla camera (che non abbiamo nemmeno visto) le nostre valigie, sperando mi venga restituita parte della caparra, ma mi ritrovo davanti un iceberg. La titolare è irremovibile e con un distacco disumano mi comunica non solo che la caparra verrà interamente trattenuta dall'albergo, ma anche che se non me ne vado immediatamente mi chiederà pure le 50 Euro di rimanenza. E' scocciata, scuote la testa, alza gli occhi al cielo esclamando "che gente che c'è in giro". Si lamenta perchè i suoi dipendenti han dovuto portare su e giù le mie valigie per niente...

"beh, 200 Euro per portare su e giù con l'ascensore due borse, non mi sembra tanto un dramma dal vostro punto di vista, o sbaglio?" ribatto io...

"guardi, se vuole un consiglio, tra 5 minuti troverà i suoi bagagli all'ingresso, li prenda e se ne vada e stop, che le assicuro che le è già andata bene così" la sua risposta...

Attraverso la vetrata vedo che mia moglie è di nuovo in gran difficoltà con Alex, ed io devo anche farmi 3 km a piedi per andare a recuperare la macchina, non ho tempo di stare a discutere con sta stronza ... mi giro e me ne esco.

"Katia, cerca di resistere un quarto d'ora, vado!"

E via, una corsa all'impazzata fino alla macchina, col cuore in gola ed i polmoni sul punto di esplodere, poi 3 km di prova speciale a gomme fumanti ed eccomi nuovamente con le 4 frecce davanti all'ingresso, entro, prendo le valigie e le sbatto nel bagagliaio, senza nemmeno alzare lo sguardo verso la titolare, la sento però esclamare con tono volutamente alto "ma tutte a me devono capitare?" ... amen, che si inculi!

Arriva mia moglie con Alex, si erano un po' allontanati. Appena mio figlio vede la macchina e capisce che stiamo per andarcene, un radioso sorriso illumina il suo viso, stravolto da oltre 7 ore di battaglia.

Fanculo il mare, fanculo Varazze, fanculo Gwyneth Paltrow ... si torna a casa!!!







ULTIMO TENTATIVO
Gardone Riviera - Lago di Garda
ESTATE 2004



Dopo le disastrose esperienze degli anni precedenti, proviamo a fare un qualcosa di completamente diverso, basta mare, via libera all'opzione lago, scegliendo una meta tranquillissima e poco frequentata, e portandoci dietro anche i quattro nonni, entusiasti di rendersi partecipi di questo nostro ennesimo tentativo.
Dopo una giornata passata su internet a leggere pareri ed esperienze, la scelta cade sul comune di Gardone Riviera, sulla sponda bresciana del Lago di Garda, una piccola località turistica famosa per aver dato dimora a Gabriele D'Annunzio, ma che sinceramente non avevo mai sentito nominare prima di imbattermici con il puntatore del mouse. Prenotazione per tre giorni e due notti in pensione completa, una stanza da tre per noi, due stanze matrimoniali per i nonni.

Partiamo di prima mattina, ovviamente con due auto. Noi tre con la solita Hyundai Atos, i 4 nonni sulla Uno Trend che anni prima vendetti io a mio padre. Lungo l'autostrada una moltitudine di cartelli avvisano che dalla mezzanotte alle 6 del mattino seguente verrà interrotta la circolazione in entrambe le carreggiate nel tratto compreso tra Monza e Lainate, per importanti interventi di rifacimento del manto stradale.

"Che ce frega?" penso io...

Giungiamo a destinazione in perfetto orario, dieci e zero zero, l'orario dal quale le stanze devono risultare libere ed a nostra completa disposizione. Lasciamo le macchine nel piccolo parcheggio in ghiaia dell'albergo, quasi del tutto vuoto, e ci presentiamo alla reception belli tranquilli e sorridenti. L'edificio è bellissimo, pieno di terrazze e verande, con un grande giardino abbellito da fioriere e piccole fontane in bianco gessato, tutto il lato sud della proprietà è delimitato da un parapetto che si affaccia su un belvedere dal quale si gode di una bellissima vista sul lago. La struttura dell'edifico è quella tipica dei grandi alberghi dei primi '900, superbamente ristrutturato nel pieno rispetto dello spirito originario. All'interno si respira l'aria dei vecchi film in bianco e nero, con grandi lampadari pieni di cristalli pendenti e con un'ampia scalinata curvilinea in marmo che dalla hall porta su alle camere del primo piano. Non mi stupirei se improvvisamente mi dovessi trovare faccia faccia con Humphrey Bogart intento a chiedermi se ho da accendere... Ma ciò che più mi colpisce è il silenzio. In tutta l'area dell'albergo, interna ed esterna, regna una quiete che ha dell'incredibile, i pochi ospiti visibili sono tutti anziani, quasi tutti ognuno per i fatti propri, chi legge il giornale, chi sonnecchia su una sdraio, qualcuno gioca a carte, tutti seduti immobili, e zero bambini. Sembra di stare in uno spizio più che in un albergo.

Il personale prende i nostri bagagli e ci accompagna alle camere, Alex viene su con tutti noi senza fare storie, bello sorridente, incrocio per un attimo lo sguardo di mia moglie, i nostri occhi stavano dicendo la stessa identica cosa: "aspettiamo a cantare vittoria...".

Al piano superiore ci dividiamo, a ciascuno la propria camera, entriamo nella nostra e subito Alex corre a vedere il bagno. Fa la pipì, tira lo sciacquone, poi va a controllare nei dettagli tutta la stanza, da un'occhiata dalla finestra, si siede sul letto, è tranquillo. Anche l'arredamento rispetta lo stile inizio '900, fin nei copriletti e nelle tende, un po' soffocante forse, ma a me non dispiace. E' comunque una camera molto piccola, ma carina. Katia inizia a sistemare il vestiario nell'armadio, ma improvvisamente il bimbo manifesta il desiderio di uscire, però lo chiede ridendo, senza angoscia. Provo a prendere tempo, ma subito il tono della richiesta inizia a virare, il sorriso svanisce, lo sguardo cambia.

"Accidenti, che facciamo? Lo porto a fare due passi in giardino?"

"Eh, che ti devo dire? Prova..." replica mia moglie, ma nei suoi occhi si intravede già la velatura tipica dello sconforto, come sicuramente anche nei miei.

Lo porto fuori, ci facciamo il giro completo dell'albergo, tutti i piani, tutti i corridoi, le terrazze, il piccolo giardino sopraelevato dietro, e quello grande davanti. E' tranquillo, ma di risalire in camera non ne vuole sapere! Cazzo! Ci risiamo...

Katia ci raggiunge in giardino ed assieme prendiamo la decisione di non insistere, nessuna pressione, diamogli tutto il tempo che a lui necessita, tanto il giardino è grandissimo, fresco e tranquillo, ci sono sdraio e gazebo in ogni dove, inoltre davanti all'ingresso c'è una grande veranda con una moltitudine di tavolini utilizzabili se necessario anche per il momento dei pasti, che possono a richiesta venir serviti all'aperto. Alla camera ci penseremo all'imbrunire.
Spieghiamo la nostra idea ai nonni, ed al personale dell'albergo. Nessun problema, noi sette pranzeremo e ceneremo in veranda, poi si vedrà.

Arriva mezzogiorno, si mangia, e scopriamo di non essere i soli ad aver "scelto" di farsi servire fuori, anzi ci son forse più tavoli apparecchiati fuori che dentro. Alex è tranquillo, ma in quel periodo era molto selettivo in merito al cibo, ci vediamo quindi costretti ad avanzare svariate richieste di modifiche al menù, il personale si dimostra paziente e veniamo sempre soddisfatti senta brontolii. Ci sono alcuni passerotti che banchettano sotto i tavoli, incuranti della nostra vicinanza, per fortuna Alex sta volta non sembra esserne infastidito. Tuttavia non riesce a star seduto troppo a lungo, quindi ogni due o tre minuti deve per forza alzarsi e fare una corsetta tra tavoli e giardino, per poi tornare a sedersi. Emette qualche gridolino, ogni tanto fa cadere una posata, rovescia l'acqua, sbatte i piedi contro le gambe del tavolo ... insomma nel giro di pochi minuti abbiamo tutti gli occhi puntati addosso, come sempre penseranno di trovarsi al cospetto di una famiglia priva di ogni forma di educazione .... ma ci siamo abituati.

Dopo pranzo riprendiamo a passeggiare, sempre nel giardino, anche perchè l'area circostante la struttura alberghiera non offre nulla, c'è solo un piccolo negozio di souvenir, grande quanto un box auto, poi più nulla. Una cattedrale nel deserto!
Di salire in stanza nemmeno a parlarne, alle 16 decidiamo di prendere la macchina e di farci un giro in cerca di qualcosa di interessante. Sotto ai vestiti ci mettiamo il costume da bagno, e ci portiamo dietro gli asciugamani da spiaggia, che non si sa mai.
Appena fuori Gardone notiamo un porticciolo in una piccola ansa quasi nascosta sotto la strada, c'è una spiaggetta ghiaiosa, una sottile striscia lunga meno di 30 metri, un paio di persone prendono il sole ed alcuni bambini, in barba al divieto di balneazione, si divertono a tuffarsi nel lago direttamente dal pontile. Proviamo a fermarci. Va benissimo, Alex non sembra assolutamente infastidito dai ragazzini e dai vari volatili in circolazione, e subito si tuffa in acqua. Giochiamo per più di un'ora, tuffi, risate, sembra un sogno, gli brillano gli occhi dalla felicità, euforia allo stato puro, come dovrebbe essere per ogni bambino.

Alle 19, dinanzi alla cena servita in veranda, siamo tutti contenti, e finalmente Alex può sfoggiare una leggera tintarella. Mamma quanto è bello...

Il sole inizia a calare, gli ospiti dell'albergo cominciano uno ad uno a spostarsi nei saloni interni, ma il bimbo non ha alcuna intenzione di entrare. All'orizzonte si va a delineare un meraviglioso tramonto, portiamo alcune sdraio vicino al parapetto e ce lo godiamo in beata solitudine, Katia fa un filmino con il cellulare, io mi accendo una sigaretta.

Si fa buio, sono ormai le 21 e sarebbe il caso di iniziare progressivamente ad insistere per convincere Alex a salire in camera, usiamo tutta la delicatezza che la situazione richiede, ma purtroppo pare non esserci nulla da fare. Non vuole andare in camera, anzi inizia con sempre più convinzione ad esprimere il desiderio di andare in macchina.

Ore 22:45 - Siamo in macchina nel parcheggio dell'albergo da oltre un'ora, delusi, molto delusi, ma cerchiamo di non darlo a vedere. Alex è sereno, non ha avuto nemmeno una crisi nell'arco della giornata, tuttavia pare irremovibile nella sua decisione di non voler più metter piede nella parte interna della struttura. Non voglio forzare la mano, non voglio che il silenzio tombale di Gardone Riviera venga spazzato via dalle sue urla, nè tantomento voglio passare la notte in macchina com'era avvenuto due anni prima a Gatteo, occorre trovare una soluzione.
La parte esterna della proprietà ad Alex piace, i pasti li possiamo consumare in veranda, ed abbiamo anche scoperto quella piccola spiaggetta appena fuori Gardone in cui ci possiamo divertire .... il problema è solo il pernottamento. Prendo l'unica decisione possibile in quella situazione:

"basta, andiamo a dormire a casa, e poi torniamo qua domani mattina"

"oh Dio mio, ma è una follia" replica katia

"non ci sono alternative, e poi son solo 180 km, ci mettiamo meno di due ore ad arrivare a casa, se partiamo adesso siamo già nei nostri letti prima dell'una, poi domani quando ci alziamo, senza fretta, prendiamo la macchina e in meno di due ore siamo di nuovo qui"

"ma sei sicuro? Te la senti?"

"tranquilla..."

"e se poi anche domani sera non volesse salira in camera?"

"se necessario ci rifaremo di nuovo la strada avanti e indietro, amen, in macchina non ci dormo!" concludo io.

Informiamo i nostri genitori della decisione presa, loro ovviamente resteranno in albergo, saremo solo noi tre a rientrare a casa per la notte. C'è sconforto nei loro occhi, le due nonne soprattutto appaiono profondamente amareggiate, però mio padre mi guarda con fierezza, uno sguardo fugace che ho appena il tempo di cogliere ma che non dimenticherò mai, sufficiente a caricarmi a mille.
Dopo aver informato anche il personale della struttura alberghiera, partiamo in direzione Somma Lombardo, sono le 23:30. Uscendo dal parcheggio ci fissiamo un attimo negli occhi io e Katia, siamo orgogliosi per la decisione presa, la serenità di nostro figlio viene prima di qualsiasi altra cosa.

Mezzanotte e zero cinque .... passata l'uscita per Vimercate noto un gran lampeggio di luci gialle all'orizzonte, ci sono dei lavori in corso, uscita obbligatoria per Monza ...

"NOOOOOO, CAZZOOOO .... a mezzanotte chiudevano l'autostrada, ci siamo dimenticati, e mo che cazzo facciamo???"

Senza gli smartphone che ai tempi non esistevano, senza un navigatore satellitare, senza nemmeno una cartina, ci ritroviamo a vagare nella notte per strade buie e deserte, senza incontrare anima viva cui poter chiedere informazioni. Ci perdiamo. Passiamo e ripassiamo dagli stessi punti. Non capiamo più dove diavolo siamo finiti.

Delusione, stanchezza, frustrazione .... ma dobbiamo fingerci sereni per il bene di Alex.

Arriviamo a casa alle 3 e 20, distrutti. Porto su Alex a braccia, essendosi addormentato da un'oretta. Nel letto apre un attimo gli occhi, capisce che è a casa, sorridente e soddisfatto riprende subito a dormire, abbracciato al peluche di Pinocchio.

L'idea iniziale era di puntare la sveglia alle 07:00, ma visto l'imprevisto che ci ha fatto arrivare a casa con oltre due ore di ritardo, la puntiamo alle 09:30, almeno saremo in albergo per l'ora di pranzo. Ci facciamo una doccia e poi ci buttiamo sul letto addormentandoci in mezzo minuto.

Ore 07:15, veniamo svegliati dal citofono, che suona con insistenza, inoltre qualcuno dal cortile mi sta chiamando a gran voce....

"CHI CAZZO E' CHE ROMPE I COGLIONI A QUEST'ORA????"

Mi affaccio dal balcone, è Gianni, il signore che gestisce un piccolo bazar all'ingresso della corte, e sembra parecchio agitato.

"Andrea, dai un'occhio alla fossa biologica, mi sa che è piena, mi sta uscendo roba dal bagno del negozio. Io tra l'altro devo scappare via per forza, tornerò nel pomeriggio, ma voi intanto vedete subito di risolvere il problema che se no qui è un casino, mi si riempe il negozio di merda"

"Ok Gianni, tranquillo, tu vai pure, adesso scendo e vedo di capire cosa è successo"

"Ok, ma nel frattempo finchè non avete risolto il problema non fate scendere altra acqua per l'amor di Dio, altrimenti continua ad uscirmi schifezza dal water..." conclude Gianni, che poi se ne va sbuffando ed imprecando.

Mi faccio forza e vado in cortile a vedere che cacchio è successo. Gianni non lo sa, ma in realtà sotto al cortile non c'è alcuna fossa biologica, c'è invece un pozzo decantatore, vecchio ed insufficiente, che già più volte negli ultimi anni si è intasato. E' posizionato in un punto di intersezione tra vari pluviali e tubi di scarico, e serve a separare per caduta le acque bianche da quelle nere, prima del loro innesto separato in fogna. Un sistema arcaico e superato, che va in blocco almeno un paio di volte l'anno...

"MA CAZZO PROPRIO OGGI????"

Prendo il rastrello e levo la ghiaia posizionata sopra al pozzo decantatore, poi facendo leva con uno scalpello da muratore sollevo lateralmente la lastra quadrata in cemento che fa da tappo, immediatamente vengo investito da una poderosa gittata di liquame. Completo la rimozione del coperchio e dal pozzo continua ad uscire roba, che inizia a spargersi per tutto il cortile. Corro ad aprire gli altri pozzetti d'ispezione per permettere una più rapida depressurizzazione della conduttura, ma ormai è un disastro, merda dappertutto, con fuoriuscita che si arresta solo dopo un paio di minuti. So già cos'è successo, si dev'essere formato come al solito un ammasso di calcare che ha intasato il foro di uscita, ma per arrivarci devo rimuovere un notevole strato di liquame più vecchio ed ormai addensato. Vado a prendere un badile.

Siamo l'unica famiglia presente in corte, tutti gli altri sono via, belli beati e tranquilli a godersi le loro vacanze, ed io lì, nella merda fino al collo, nel vero senso della parola sta volta.

Telefono a mio fratello, non so più dove girarmi e mi occorre una mano. Intanto preparo vari sacchi condominiali a triplo strato ed inizio a riempirli di liquame addensato, lavorando di badile. Arrivo a riempirne ben sette, quando finalmente inizio ad intravedere la parte superiore del grosso foro di scarico del decantatore. Come avevo immaginato è ostruito da un ammasso di calcare, penetrato però all'interno del condotto di quasi mezzo metro, impossibile estrarlo. Recupero un tondino di ferro da cemento armato, riesco a piegarlo leggermente, e con quello inizio a scavare forsennatamente dentro la tubazione di scarico, con tutto il braccio fino al collo dentro nel liquame, sperando di riuscire a frantumare il tappo. Finalmente ci riesco ed improvvisamente parte un risucchio mega galattico che si porta via tutto il liquame restante, e che quasi quasi porta via anche me, ma il foro tende subito ad intopparsi nuovamente, il liquame va "allungato", è troppo denso. Canna dell'acqua sparata direttamente dentro, rubinetti di casa, cantina e garage aperti a manetta e via, con io che intanto giro il tutto armeggiando con una lunga asse di legno, muovendola esattamente come farebbe un gondoliere con il suo unico remo.

Il pozzo decantatore è a posto, resta "soltanto" da ripulire tutto il cortile, il garage, la cantina, gli attrezzi, quindi far sparire i sette sacchi pieni di schifezza. Mio fratello va a prendere il furgone di suo suocero, agricoltore a tempo pieno, il quale ci ha dato il permesso di svuotare il contenuto di quei sacchi direttamente nel letamaio presente in una sua fattoria in Via Belvedere. Carichiamo e andiamo, mannaggia quanto pesano, saranno trenta kg di merda a sacco. Però è divertente, erano anni che non mi capitava di stare un po' con mio fratello. Puliamo anche l'interno del furgoncino con la canna dell'acqua, poi ci salutiamo, tutti inzaccherati e puzzolenti. A nulla serviranno due o tre docce, quell'odore ci sarebbe rimasto addosso e nelle narici per giorni e giorni.

Sono ormai le 16, niente Gardone Riviera per oggi, ci andremo domani...

"CHE GIORNATA DI MERDA..."

I nonni, informati per tempo di quanto avvenuto, non sanno se ridere o piangere, ma non possono fare altro che prenderne atto.

L'indomani ci alziamo di buon ora, fermamente intenzionati a goderci l'ultima giornata a nostra disposizione presso l'albergo di Gardone. Siamo lì a metà mattina, e subito Alex chiede di salire in camera. Stessa presa per i fondelli del giorno prima, pisciatina, sciacquone, giretto ispettivo di tutta la stanza, e poi via, giù in giardino. A pranzo tutti assieme in veranda, a metà pomeriggio tutti assieme alla spiaggetta in ghiaia del primo giorno. Sta volta però dura meno, pochi minuti in acqua, senza sorrisi, poi già chiede di tornare in macchina, il cielo si è annuvolato e minaccia pioggia, probabile che anche il conseguente calo di luminosità abbia inciso sul suo stato di serenità.

Poco prima dell'ultima cena andiamo a far visita a quel piccolo bazar dietro all'albergo, cartoline, cianfrusaglie varie, o barlasc come li definirebbe mio suocero, niente di interessante insomma. Katia vuole comunque acquistare almeno un oggetto da conservare come ricordo, ed ecco che proprio in quel momento la sua attenzione viene catturata da una riproduzione in perline di "Nemo", il piccolo pesce pagliaccio protagonista del film d'animazione della Disney - Pixar "Alla ricerca di Nemo", che appena due anni prima aveva sbancato i botteghini dei cinema di mezzo mondo, l'ultimo film che riuscimmo a vedere con Alex, prima che l'autismo entrasse in casa nostra senza bussare e senza chiedere permesso.

Ore 21:00 - Ci avviamo sulla strada del ritorno, un po' frastornati, ma felici e fieri di quanto abbiamo fatto. Noi con la Atos davanti, i quattro nonni dietro sulla Uno guidata da mio padre. Alex è sereno, e canta rigirando tra le mani il Nemo di perline, io mi annuso le dita delle mani, sanno ancora di merda...




Note: negli anni seguenti lo stato di nostro figlio si è progressivamente e notevolmente aggravato, e non è più stato umanamente possibile effettuare ulteriori tentativi. Ma mai dire mai.... ;-)



2 commenti:

  1. Ciao Andrea in 2 sere ho letto tutte le tue pagine "diario" .. vi ammiro tanto.. !! sei un grandissimo padre e uomo ! avanti così ... un giorno Dio ve ne darà la ricompensa..!!
    continua a scrivere.. e magari fai un bel libro!
    ciao :)

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